SCRITTI - NOVEMBRE 2004

PROVOCAZIONE METEOPATICA di Giovanni Pagnoncelli (ISA)

Alpinismo e meteorologia, una relazione molto stretta e dipendente. Mi fa specie pensare a quando un tempo gli alpinisti partivano in Vespa o Cinquecento alla volta di Macugnaga o Courmayeur guardando fuori dalla finestra al mattino. Mi fa specie, ma anche sorridere. Oggi guardo invece con curiosità e, spesso, con contestatore rifiuto, tutto ciò in cui viene chiamata in causa la meteorologia nella vita della comunità. E' vero, qualcosa sta cambiando, sembra che si stiano accentuando variabilità e la violenza degli elementi. Sul riscaldamento terrestre abbiamo a portata di mano una cartina tornasole che non sbaglia, i ghiacciai soffrono e boccheggiano ogni estate confermando la tendenza al ritiro che li caratterizza oramai dagli anni '80 quando, per qualche anno, sembravano riprendersi. A nessuno di voi veniva però l'orticaria lo scorso inverno quando i telegiornali annunciavano "l'Italia nella morsa del gelo" quando la colonnina timidamente scendeva sotto lo zero? Il tempo meteorologico potrà anche cambiare ma la latitudine, nonostante la deriva dei continenti, continua ad attestare il nord Italia al 45°. Il nostro sistema non è in grado di affrontare temperature negative e un centimetro di neve. Tutto in ginocchio. Oramai non c'è più affinità con l'aria che respiriamo ma con quella del climatizzatore, in auto, ufficio e casa. In questa sede, credo invece di parlare a persone sensibili, che guardano al mattino l'alba e il cielo e che, se in settimana sono obbligati a respirare l'aria artificiale del nostro sistema, si prendono una boccata d'aria naturale. Scalare d'estate, in bassa e alta quota, sciare e far ghiaccio d'inverno ci permette un'intima relazione con la meteorologia e con i suoi eventuali cambiamenti. Dal nostro quadernino dove ricordiamo con piacere le nostre grandi e piccole avventure in montagna, possiamo capire come si sia svolta la stagione. Pochecascate di ghiaccio e tante scialpinistiche? Temperature miti e abbondanti precipitazioni. Tanta alta quota? Bel tempo stabile in estate. L'estate 2002 è stata disastrosa per le nostre attività ma tutto sommato non mi dispiaceva pensare ai ghiacciai che finalmente respiravano. Quell'anno, difatti, c'è stato un netto rallentamento del regresso. L'estate scorsa tutti se la ricorderanno. La mia pagina estiva sul quadernino è lunghissima e non serviva nemmeno più ascoltare le previsioni. Quest'estate ha invece deluso invece i giornalisti catastrofisti che già a maggio si fregavano le mani. E' stata assolutamente un'estate normale con la giusta proporzione di precipitazioni e giornate solari. Le salite bisognava indovinarle e, a volte, anticiparle. Potrei avanzare l'ipotesi che il trand di ritiro glaciale sia quindi nella media. Significativo invece l'inverno scorso nel quale molti hanno goduto di una stagione scialpinistica lunga otto mesi. Per concludere, abbiamo la fortuna di praticare attività che si adattano al tempo in funzione delle sue bizze e che ci regalano una memoria storica e un contatto con la natura unico. Provate anche voi a tirare una conclusione dopo ogni stagione; le nostre sensazioni e le nostre percezioni si sostituiranno agli stupidi commenti di giornalisti che non sanno come riempire le pagine del giornale. I corsi della scuola servono anche a questo. Vi avvicinano ad attività che stimolano il vostro rapporto con gli elementi naturali.

Giovanni Pagnoncelli ISA

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