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13 Aprile 2008 - Roncola - Monte Linzone - Monte Tesoro - Valcava



LA PIEGA DELL'ALBENZA Estratto dal testo di A. Zanchi - Alpi e Prealpi Lombarde
OGGETTO: Anticlinale (piega con concavità verso il basso) dell'Albenza
ETÀ: compresa tra il Triassico superiore e il Cretaceo inferiore
PERCORSO: Roncola - Monte Linzone - Valcava
TEMPO DI PERCORRENZA: 5-6 ore
DISLIVELLO: 550 m circa

La piega dell'Albenza rappresenta un magnifico esempio delle strutture sviluppatesi in corrispondenza delle Alpi Meridionali. La struttura dell'Albenza appartiene ad un esteso sistema di anticlinali formate da una successione di rocce sedimentarie (rocce formatesi sul fondo del mare) deposte tra il Triassico superiore e il Cretaceo. Queste pieghe, caratteristiche di tutto il margine meridionale della catena, sembrano essere dovute a deformazioni indotte in profondità da sovrascorrimenti sviluppatisi alla base della Dolomia Principale (roccia sedimentaria carbonatica). Lungo la cresta della grande anticlinale a ginocchio dell'Albenza, sono ben visibili le successioni sedimentarie (cioè i vari strati) depostesi nel bacino Lombardo tra il Triassico superiore ed il Giurassico inferiore (Calcare di Zu, Dolomia a Conchodon, Calcare di Sedrina e Calcare di Moltrasio). Inoltre, nel primo tratto della salita al M. Linzone, l'itinerario attraversa un'importante deformazione "gravitativi" profonda di versante, ben riconoscibile dal punto di vista morfologico. Incamminandosi verso il M. Linzone per una ripida strada sterrata, che presto diviene ampio sentiero, si attraversano le caratteristiche alternanze di calcari e calcari marnosi contenenti coralli e bivalvi, appartenenti alla formazione del Calcare di Zu.


Dopo circa 20 minuti di cammino si raggiunge una vecchia cascina contornata da prati: attenzione nel prato alla vostra destra noterete un "cippo di confine" del 1770, il sentiero raggiunge una piccola dorsale, che fiancheggia una marcata controtendenza del versante.


Da qui si possono osservare sulla destra i ripidi pendii rocciosi della Corna Rocchetto, costituiti dalla Dolomia a Conchodon, posta al di sopra del Calcare di Zu. La formazione della Dolomia a Conchodon è costituita da calcari oolitici massicci (rocce costituite da piccole sfere del diametro inferiore ai 2 mm) in parte dolomitizzati e fortemente ricristallizzati. La presenza delle ooliti, spesso formanti barre a laminazione incrociata, indica sedimentazione in acque basse molto agitate, in ambiente di piattaforma carbonatica. Il sentiero si inoltra ripidamente in un profondo canalone, colmato da blocchi di detrito e circondato da alte pareti in Dolomia a Conchodon. Lo sviluppo del canalone è legato alla presenza di una profonda frattura che ha causato il distacco e il successivo franamento di tutta la dorsale che costituisce la Corna Rocchetto verso l'abitato di Roncola San Defendente. La nicchia di distacco della frana è ben riconoscibile anche più a valle, in corrispondenza della contropendenza seguita dal sentiero prima di entrare nel canalone. Giunti in cima al canalone si raggiunge una sella erbosa formatasi alla sommità del corpo di frana. In questo tratto sono visibili profonde trincee di collasso e grandi blocchi rocciosi scompaginati e ruotati in modo irregolare, caratteristici di questo tipo di frane. La forte fratturazione indotta dal movimento franoso provoca frane di crollo anche di notevoli dimensioni, che alimentano i ghiaioni sviluppati lungo il versante settentrionale della Corna Rocchetto verso Roncola San Defendente. Dalla sella in avanti, i calcari dolomitici della Dolomia a Conchodon tendono a diventare più stratificati e la formazione passa gradualmente al Calcare di Sedrina del Giurassico basale.


Quest'ultimo è costituito da calcari ben stratificati con interstrati marnosi e noduli di selce, indicanti un temporaneo approfondimento della piattaforma carbonatica. Il limite tra le due formazioni è posto in corrispondenza di una caratteristica stretta rocciosa attraversata dal sentiero. Si prosegue poi in leggera salita, attraversando una breve cresta rocciosa dove sono osservabili banchi completamente silicizzati intercalati a livelli calcarei oolitici, tipici della parte alta del Calcare di Sedrina. La notevole quantità di selce presente in questi orizzonti della formazione la rende sfruttabile economicamente per l'estrazione di materiali silicei (Quarzifera Orobica a Strozza e cave dell'Albenza). In questo tratto, in corrispondenza degli orizzonti silicizzati, sono presenti essenze arboree tipicamente silicofile, come il brugo e il mirtillo. Dalla cresta si osserva in modo spettacolare la cerniera della "piega a ginocchio", evidenziata dalla brusca variazione di pendenza delle bancate della Dolomia a Conchodon lungo il fianco meridionale dell'Albenza. Alla fine della cresta giunti sul pianoro sottostante la cima del M. Linzone, in prossimità di un cascinale pericolante, si attraversa il limite con la formazione soprastante, costituita da calcari marnosi sottilmente stratificati con noduli e liste di selce grigio-nerastra contenenti ammoniti (Calcare di Moltrasio).


Il Calcare di Moltrasio, costituisce l'intera porzione sommitale del M. Linzone; la presenza di calcari marnosi teneri permette la formazione di suoli adatti allosfalcio. Poco oltre il cascinale, dopo aver attraversato alcune piccole doline (depressioni che assorbono acqua piovana), il sentiero prosegue in piano per un breve tratto, per poi salire direttamente in vetta al M. Linzone. In quest'area è abbastanza facile ritrovare fossili di ammoniti del Giurassico inferiore, generalmente mal conservate; ammoniti e bivalvi si possono osservare anche nei muri in pietra lungo il sentiero.


Dalla cima del M. Linzone, guardando a sud-ovest si osservano alcuni spaccati delle cave Italcementi, dove vengono estratti calcari (Dolomia a Conchodon) e in parte calcari marnosi (Calcare di Zu) per la produzione industriale di cemento. Si prosegue dalla croce verso nord-ovest lungo la cresta, percorrendo un'ampia mulattiera. Dopo alcune centinaia di metri, poco prima di un cascinale, si attraversa nuovamente il limite tra Calcare di Moltrasio e Calcare di Sedrina. Il limite tra le due formazioni è contraddistinto dalla comparsa di affioramenti rocciosi più estesi, dalla presenza dei banchi silicei tipici della parte alta della formazione del Calcare di Sedrina e dalla scomparsa dell'estesa coltre eluviale caratteristica del Calcare di Moltrasio. Anche qui, in corrispondenza dei banchi silicizzati, si possono osservare dei piccoli mirtilleti. Si attraversa poi la parte alta della faggeta denominata "Bosco della Malanotte", per raggiungere dopo alcune centinaia di metri un piccolo colle. Tra la fine del bosco ed il colle sono nuovamente esposte le facies della parte alta del Calcare di Sedrina. Il colle è impostato in corrispondenza di una faglia che mette a contatto il Calcare di Sedrina con il Calcare di Zu. Si prosegue in cresta in leggera salita lungo un'ampia mulattiera, attraversando i calcari bioclastici, ricchi di coralli, bivalvi e gasteropodi della parte sommitale del Calcare di Zu. Forme carsiche superficiali come solchi a doccia e vaschette di corrosione sono osservabili in questa formazione lungo la cresta.


Giunti ad una cima pianeggiante (quota 1420 mslm) su cui sorge un grande ripetitore, proseguire sempre in cresta verso nord-ovest, scendendo in pochi minuti al colle dove passa la strada che collega Costa Imagna a Valcava. Nei primi 200 m si attraversano i banchi a coralli della parte alta del Calcare di Zu, in alcuni dei quali è possibile riconoscere piccole colonie di coralli in posizione di vita. Dal colle tra Costa Imagna e Valcava si osservano in lontananza le strutture a sovrascorrimenti sovrapposti, sviluppate nella Dolomia Principale, che costituiscono il massiccio del Resegone e della Corna Camozzera.








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