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ITINERARI ALPINISMO - VIE CLASSICHE: ROCCIA (clicca sulle foto per ingrandirle)
Itinerario percorso da Luca Galbiati, Davide Broggi e Simone Fior nell'estate 2003
Via Detassis alla Brenta Alta, 2960 metri
Chissà se sono usciti sani e salvi quei due ragazzi che salivano dietro di noi, dopo gli ultimi due tiri difficili non li abbiamo più visti, nemmeno sulla via di discesa c'era traccia di loro, almeno fino a quando siamo ripartiti dal rifugio Pedrotti...
Che spettacolo queste Dolomiti, alla sera diventano rosse, assumono un colore dolce e un po' triste che ti induce a riflettere e ti da pace; nelle ore più calde le nebbie che arrivano dal fondovalle avvolgono campanili, torri e pareti, puoi vedere solo delle ombre, immagini evanescenti e fiabesche che sconfinano dal reale all'irreale...
Con questi pensieri nella testa e con la soddisfazione e la tranquillità che ti riempie dopo avere salito una bella via, scendevo dal rifugio verso Vallesinella la sera del 23 giugno; ma so che, anche se a tutti fa piacere conoscere le riflessioni e gli stati d'animo di altri, nel momento in cui si vuole scegliere un itinerario o ancora più quando ci si trova in mezzo, quello che preme maggiormente è avere delle buone informazioni tecniche e dei consigli per decidere dove sia meglio passare e in che modo.
Per questo riporterò qualche dettaglio su questa stupenda via che ho percorso alla fine di giugno del 2003 in compagnia di Davide e Simone e che è stata sicuramente la più impegnativa, divertente, solida, verticale e interessante (spero che questi aggettivi possano già dare qualche indicazione…) di questo anno in cui ho avuto pochissimo tempo per allenarmi e ancora meno per andare in montagna.
Dolomiti di Brenta, Brenta Alta, 2960 metri, Parete Est Via Detassiss, VI, 500metri (15L)
La prima ascensione è di Bruno Detassis- Ulisse Battistuta- Enrico Giordani (tutti e tre guide), il 14-15 agosto 1934; il dislivello è di circa 500 metri e lo sviluppo di 650; la difficoltà è TD+, ci sono molti tiri di sesto grado, continui e abbastanza faticosi, nei primi due terzi della via, dove l'arrampicata è sempre molto divertente, esposta e piuttosto atletica; per quanto riguarda l'attrezzatura bisogna portare due corde da 50 metri, una decina di rinvii, alcuni cordini, anche per sfruttare le ottime clessidre che si incontrano, una serie di nuts e friends fino al numero 3 (meglio portare anche un 4 o un 5 per qualche passaggio nel camino finale spesso umido), i chiodi in via sono abbastanza buoni e abbondanti nei passaggi difficili.
I primi salitori hanno lasciato sulla via 17 chiodi, oggi ce ne sono circa 40 e tutte le soste sono attrezzate. Arrampicando ho pensato più volte a come si dovessero sentire i tre apritori e alle difficoltà che superarono con i mezzi di cui disponevano nel 1934 ! oggi salire con le scarpette e i nostri materiali è veramente un gran divertimento, con degli scarponi ai piedi credo che mi sarei divertito un po' meno…Ho pensato soprattutto al "grande" Detassis : dicono che sia un uomo singolare, un po' burbero, un po' anarchico, con una costanza incrollabile, dimostrata anche dalla sua lunghissima permanenza al rifugio Brentei come gestore, sicuramente un uomo affascinante, che ha avuto una visione del mondo da avventuriero e da pioniere.
Questa via è la più celebre da lui immaginata e realizzata, insieme a quella delle Guide sul Crozzon di Brenta; nella prima parte è abbastanza evidente, seguendo una serie di diedri, si possono incontrare difficoltà nel 7°-8° tiro, nella zona del traverso a sinistra, che può essere in parte evitato con la variante Pisoni. Poco intuitivo è anche l'11° tiro di corda , qui la via si riporta a destra e, a circa 15 metri dalla sosta, è necessario calarsi per 4-5 metri verso destra e continuare ad attraversare fino ad una sosta poco evidente ! sotto ad un tetto. Gli ultimi tiri si svolgono in un camino, alla fine del quale terminano le difficoltà e la via originale si porta di nuovo molto a sinistra: bisogna attraversare la parete fino ad aggirare uno spigolo ed iniziare a salire nel primo grande diedro-colatoio che si incontra e che porta alla fine della parete. Da qui si può salire in vetta oppure scendere direttamente verso sinistra, delle cenge con sfasciumi e due camini con doppie attrezzate riportano velocemente alla Bocca di Brenta e al rifugio.
Le relazioni esistenti sono parecchie e a volte discordanti sul tracciato, noi abbiamo trovato utile quella scaricata dal sito internet www.paretiverticali.it.
Spero di essere riuscito a dare un'idea della bellezza di questa via e che qualcuno, dopo avere letto queste righe, inizi a cercare la relazione e a progettare due belle giornate in Dolomiti di Brenta...
Buona arrampicata!
Se vuoi avere altre informazioni scrivi a Luca Galbiati
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