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TREKKING SENIOR 2010 visto da Francesco

E' mezzogiorno di sabato 4 luglio quando, caricati i nostri pesanti zaini sulle spalle, in 25 senior partiamo da Case di Viso ed iniziamo a salire verso il rifugio Bozzi, in due ore e mezza raggiungiamo i 2478 metri della nostra meta. Dopo una breve sosta al rifugio in quattro saliamo con Valter al Passo dei Contrabbandieri, passando per piccoli nevai giungiamo al giogo dove possiamo godere una bella vista dei gruppi di Adamello e Presanella, del Corno dei Tre Signori e del Montozzo che sovrasta il nostro rifugio ormai piccolo là in basso. Saliamo ancora fino alla Cima Casaiole (m. 2779), ove ci sono molte testimonianze della prima guerra mondiale: trincee e postazioni di tiro, scattiamo qualche foto ed iniziamo la discesa allietata da qualche goccia di pioggia serale.


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Laggiù il nostro rifugio Bozzi                         Al Passo dei Contrabbandieri

5.7 Lasciamo questo rifugio un po' spartano, ma con quel giusto fascino dei vecchi rifugi consumati dal tempo e dal passaggio di tanti che come noi amano la montagna. Saliamo nel fresco della mattina alla Forcellina di Montozzo, dall'altra parte scendiamo fino ai 1800 metri del Lago di Pian Palù, poi risaliamo alla Malga Giumella ed ancora su alla ricerca del sentiero dei Tedeschi. La salita è lunga e faticosa ed infine ci porta nella Val degli Orsi fin sotto quel che resta della vedretta degli Orsi intorno ai 2500 metri. L'ambiente è abbastanza selvaggio con belle cascate d'acqua, qui attendiamo gli ultimi, ristorandoci con un panino ed un po' di relax. Ripartiamo e attraversiamo lungamente verso nord est, con vari saliscendi e passando per diverse vallette, vediamo lontano l'agognata meta del rifugio Doss dei Cembri ma, nel tardo pomeriggio, c'è un' ultima sorpresa: un ponte è caduto e l'attraversamento di un nevaio abbastanza inclinato mette a dura prova i più stanchi, stendiamo una corda, ci si aiuta e poco dopo le 19 siamo tutti alla meta, dopo più di 11 ore di cammino. E' stata la tappa più lunga del nostro giro! 6.7 Oggi è il giorno del Vioz, partiamo in 12 e con il passo esperto e ritmato di Renato arriviamo al rifugio Mantova al Vioz in 4 ore, dopo una breve sosta optiamo tutti per la cima, lassù a 1330 metri dalla partenza ci sono vento e nubi alte che a tratti coprono il cielo, ma tanta è la gioia che non ce ne accorgiamo e scattiamo tante foto, poi ascoltiamo Valter che legge una commovente poesia di sua moglie. Prima di scendere, con una preghiera ringraziamo Dio per tutto quello che oggi abbiamo vissuto, sono momenti davvero toccanti che ci fanno sentire molto uniti tra noi. Ora scendiamo per una meritata sosta al rifugio. Al ritorno con Valter facciamo la "gita pomeridiana facoltativa" al Dente del Vioz (m.2901), prima su una cima poi sull'altra dove è posta la croce, da qui, con un richiamo, salutiamo gli altri che sono già verso valle. Ormai la luce si ammorbidisce nei bei colori di un caldo tramonto estivo, così un po' a malincuore lasciamo il nostro Vioz.


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La vetta                         La croce sull'anticima

7.7 Mattina stupenda, cielo senza nubi, da quaggiù vediamo nitidi il rifugio Mantova al Vioz e vicino la Cappellina, ormai ci sono famigliari, ci sembra quasi impossibile essere stati lassù ieri. A malincuore Alessandro e Rino decidono di tornare a casa, scendiamo con loro verso Malga Saline e li lasciamo con un ultimo saluto. Proseguiamo per un bel bosco fino a Malga Mare, ora saliamo per l'incantevole Val Venezia ricca di fiori e cascate ed intorno alle 13 siamo al Rifugio Larcher al Cevedale: un vero balcone panoramico sulla catena Vioz, Palon De La Mare e Cevedale. Nel pomeriggio saliamo ai 3032 metri della "Forcora" con bella vista verso nord sulla vedretta del Cevedale e della Forcora, in lontananza il gruppo dell'Ortles, a est la val Martello ed il rifugio Martello. Mentre noi torniamo per nevai verso il rifugio Valter fa una veloce "fuga" verso la cresta del Cevedale. 8.7 Oggi anche Gino e il dott. Ielmini ci lasciano, restiamo così in 21. Partiamo alle 7.20 verso il Careser, saliamo ad una sella con vista sul Lago della Marmotta poi scendiamo al Lago Lungo e ai bei laghetti Le Pozze, ancora semigelati, sul lato opposto inizia un ripido sentiero tra massi, con stupenda vista sul Gran Zebrù, monte Zebrù e Ortles, dietro a noi ancora il Cevedale, Palon De La Mare e Vioz. Tra folate di vento e faticosa salita arriviamo ai 3135 metri della sella, sotto cima Lagolungo, che immette nella vedretta del Careser, dopo qualche foto ci rendiamo conto che questa è molto ridotta e non c'è nessuna traccia di passaggio recente. Scendiamo per nevai nel grande "bacino"; Giovanni e Giacomo ci fanno da apripista, li vediamo ormai lontani tracciare nella neve una linea che ci porterà sulla parte spianata finale del Careser, l'attraversamento ci impegna per tre ore, ma la fatica è ripagata da questo stupendo ambiente d'alta montagna. Ci ritroviamo tutti ai 3200 metri di Forcella Saent per una meritata sosta. Sulla discesa verso valle ci sono ancora nevai, per alcuni divertenti per altri un po' ostici, infine attraversiamo il torrente Rabbies e approdiamo al rifugio Dorigoni dopo 9 ore dalla partenza. 9.7 Questo rifugio è stato il più accogliente data la simpatica gestione. Alla partenza, dopo le foto di rito, anche con la custode e calorosi saluti, saliamo, sempre dietro all'esperto passo di Renato verso il Giogo Nero, qui dopo una breve sosta ed aver ammirato la verde vallata, piena di torrenti e di laghi, che ci porterà al rifugio Canziani, il gruppo inizia la discesa. Restiamo in 5, saliamo ai 2957 metri del M.te Collecchio (Gleck), seguiamo un tratto di cresta e tra nevai, laghetti e tante pecore, iniziamo a scendere verso il rifugio Stella Alpina al Lago Corvo. Qui decidiamo per una spaghettata al ragù, è la prima volta in questa settimana che non mangiamo panini a mezzogiorno. Davvero ottima la pasta !! Lasciamo il rifugio ed il lago Corvo e saliamo al giogo di Montechiesa che ci riporta nella vallata del rifugi Canziani, testata della Val D'Ultimo, ancora una sosta per contemplare tanta bellezza, infine giù verso il Lago Lungo ove, passati i vari rami dell'immissario iniziamo a risalire; oggi è difficile trascinare Eugenio, innamorato dei laghi e dell'acqua vorrebbe fermarsi qui per sempre. Saliamo verso il rifugio tra bei pascoli, fino ad una zona di ometti, ancora un'ultima sosta per inebriarci di questi meravigliosi paesaggi. Nell'ultimo strappo verso la diga del lago Verde, ad un tratto incontriamo Sergio, come sempre premuroso è sceso fin qui per assegnarci le stanze e farci scegliere il menù della sera e forse anche per telefonare, visto che solo qui c'è segnale ! Il Canziani è il rifugio più originale del giro, affreschi su tante pareti, animali impagliati nel corridoio, quadri con tante immagini sacre, nella sala da pranzo vetrine con riproduzione del rifugio e paesaggio circostante, al soffitto stelle illuminate e pianeti, insomma niente di scontato e, anche se la gestione è un po' fredda l'originalità della struttura la compensa. La sera, dopo cena ai due neofiti del trekking tocca pronunciare un breve discorso su questa settimana trascorsa insieme, siamo Carol ed il sottoscritto, poi ne seguono altri con consuntivi, ringraziamenti per i consiglieri Giulio e Sauro, per Bellarmino sempre presente ove necessario, per le sei donne che hanno ben rappresentato il gentil sesso in questo trekking. Ancora battute spiritose, un po' di risate e di applausi per tutti, infine saliamo in branda per le ultime russate in compagnia.


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In fondo la cima del GLECK con la croce                         Noi cinque sulla vetta

10.7 Partiamo a malincuore per l'ultima tappa verso Santa Gertrude, al Lago di Fontana Bianca inizia la "civiltà" con automobili e parecchia gente, seguiamo i sentieri per non camminare sull'asfalto. Entriamo nella bella Val D'Ultimo, tutto è ordinato, i prati rasati vengono innaffiati da grandi getti d'acqua, gli orti sono ben coltivati e contornati da bei fiori multicolori, nel paese visitiamo la bella chiesa ed il cimitero che la contorna. Depositiamo i nostri zaini davanti ad un albergo dove, nel pomeriggio, arriverà a prenderci il pullman. Scendiamo per una mezz'ora in fondo al paese, per visitare i tre larici di oltre 2000 anni d'età, sono piante dal tronco enorme, il più alto misura 36,5 metri, il più grosso ha una circonferenza di 8,34 metri , uno di questi è cavo alla base e ci si può entrare comodamente in quattro, dopo averli immortalati (se ce n'era bisogno…) con le nostre "digitali", partiamo per l'ultima salita per tornare alla chiesa, poi cerchiamo un po' d'ombra aspettando l'ora della partenza, l'ombra, perché il sole, con nostra grande fortuna, ci ha seguito per tutta la settimana. In pullman verso Varese sonnecchiamo e ripensiamo a questa bella esperienza, a tante salite faticose, discese di corsa su nevai, panorami mozzafiato, buona compagnia e amicizia che la montagna anche questa volta è riuscita ad alimentare e rinsaldare.

Francesco








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