ITINERARI ALPINISMO - TERRENO D'AVVENTURA: ROCCIA (clicca sulle foto per ingrandirle)

Itinerario percorso da Davide Broggi, Monica Gemelli (AI), Simone Fior e Marco Antonetti - 15 Luglio 2003

MONT BLANC DU TACUL - PILLIER GERVASUTTI

Bellissima, lunghissima (ben 30 tiri!), impegnativa e in un ambiente grandioso. Tempo stupendo e stabile, come tutta l'estate 2003, che verrà ricordata dagli alpinisti come una annata eccezionale!

Alcuni tiri sono veramente stupendi, tutti ben chiodati e proteggibili ed anche le soste sono ben attrezzate. La roccia è il famoso granito del Monte Bianco, rosso e ruvidissimo. La via è logica, segue tutto il pilastro e termina a pochi metri dalla vetta. Sicuramente la più spettacolare per raggiungere la cima del Mont Blanc du Tacul.

L'avventura inizia uscendo delle tende verso le 3.00. Risaliamo un ripido pendio verso l'attacco; troviamo la terminale più problematica del solito per la mancanza di neve e il caldo ci costringe così a fare un tiro su ghiaccio con un tratto verticale. Con un po' di fatica arriviamo all'attacco, ed iniziamo la scalata; a poco a poco il sole arriva sui primi tiri e la temperatura deventa ideale.
Simone, Marco e Monica mi accompagnano in questa bellissima avventura, siamo due cordate affiatate; procediamo ad un buon ritmo, in mezzo ad altre due cordate entrambi francesi.
Verso le 8.00 alla base del pilastro notiamo che una quinta cordata parte velocissima ed in meno di 3 ore ci raggiunge. Al 10° tiro, la guida francese con il cliente mi supera, sembra un missile, mette pochissime protezioni ed ogni tanto fa delle varianti non relazionate per essere ancora più veloce.

Sono circa le 10.30, quando un rumore cattura la mia attenzione; alzo lo sguardo e noto dei sassi che precipitano dall'alto, dietro ad essi un uomo… delle pietre rotolano con lui. Dopo 15-20 m tutto si ferma. La corda ha tenuto. Il suo zaino passa a pochi metri da noi, rotola nel colatoio e va in mille pezzi. Mi si ghiaccia il sangue. Respiro profondamente e mi impongo di restare calmo. In qualche modo ci riesco. Simone mi chiede cosa è successo, "niente, niente è rotolato giù uno zaino dei francesi" gli grido, con la tensione ancora alta, finalmente raggiungo la sosta. Marco e Monica hanno visto tutta la scena. La guida è appesa circa 100 m sopra di noi, si muove lentamente, tiro un sospiro di sollievo, è viva. La cordata di francesi sopra di noi li raggiungere e riesce ad aiutarli.

Dopo 10 minuti arriva l'elicottero del soccorso alpino e si avvicina con attenzione; il recupero con il verricello sembra veramente difficoltoso perché ci sono guglie e pareti verticali dappertutto.
Nonstante le difficoltà, ancora una volta i soccorritori superano la mia immaginazione ed in meno di un'ora riescono a calarsi e a portare in salvo la cordata.
Non posso far altro che complimentarmi con i soccorritori francesi. Vederli operare in queste situazioni ti fa capire quanto siano preparati professionalmente, e devo ammettere che non c'è cosa più nobile che salvare qualcuno, rischiando sempre un po' della propria pelle!!

Siamo stati fermi circa un'ora perché con l'elicottero così vicino era impossibile muoversi.
Raggiunto il luogo dell'incidente trovo la corda della guida tagliata dai soccorritori e delle chiazze di sangue. Mi vengono dei conati di vomito ma respirando profondamente riesco a trattenermi.
La relazione da' questi tiri come i più impegnativi, non per la difficoltà tecnica, difatti sono sotto il IV grado, ma perchè costituiscono una traversata in leggera salita verso destra, sul versante nord del pilastro a 3800 m di quota, su blocchi di roccia instabile impiastrati di neve e ghiaccio, difficilmente proteggibili in modo sicuro. Abbiamo impiegato più tempo a fare questi tiri che quelli di VI e A1; su questo terreno, velocità non è sinonimo di sicurezza e purtroppo ne abbiamo avuto una chiara dimostrazione.
Riprendiamo la scalata; la quota e lo zaino sulle spalle cominciano a farsi sentire. Tentiamo di recuperare un po' di tempo perso. Un camino intasato di ghiaccio ci da qualche problema che Simone risolve con astuzia. Ultimi tiri sulla cresta rocciosa e siamo in cima!

Vedere un tramonto come quello al quale abbiamo assistito in vetta al Mont Blanc du Tacul è un'esperienza straordinaria. Impossibile descriverla, bisogna esserci e basta!
Meno straordinaria è stata la discesa dalla normale. In mezzo ad un labirinto di seracchi c'erano tracce ovunque; al buio e stanchi come eravamo era davvero difficile trovare la via giusta, ancora più complicato fare una doppia di 20 m su seracco strapiombante, obbligata perché non ci sono altre alternative.

Quando a mezzanotte siamo finalmente arrivati alle tende, dal Rifugio des Cosmiques partivano già le cordate per la vetta del Bianco. Sciogliamo della neve, beviamo un po' di tè e dopo un quarto d'ora, al caldo nel sacco a pelo, sembrava di essere nella suite di un albergo a cinque stelle!!!
Sull'incidente non abbiamo avuto altre notizie. L'elicottero è tornato dopo circa 3 ore e ha sorvolato tutto il pilastro. La cordata di francesi che avevamo davanti è arrivata in vetta un'ora prima di noi mentre dopo i tiri chiave non abbiamo più visto quella che avevamo dietro, forse hanno bivaccato.

Grazie a Monica Gemelli (AI), Simone Fior e Marco Antonetti compagni di questa bellissima ascensione!

Davide Broggi


NOTE TECNICHE:
Massiccio del Monte Bianco - Mont Blanc du Tacul, 4248m
Pilastro Est (Pilastro Gervasutti)
Prima salita: Piero Fornelli e Giovanni Mauro 29-30 luglio 1951
Sviluppo 1000m - dislivello 800m - difficoltà TD+ V, VI, A1 ore 10 dall'attacco.


Se vuoi avere altre informazioni scrivi a Davide Broggi Istruttore di Alpinismo


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